Normalmente, dopo l’arresto della respirazione e del battito cardiaco, passano alcuni minuti prima che la forza vitale presente nelle cellule del corpo cominci gradualmente a spegnersi. Se l’organismo è esposto a temperature molto basse, questo processo può essere ritardato di ore. Per questa ragione a volte è possibile praticare con successo la rianimazione cardiopolmonare. Queste persone erano, come si suol dire, “clinicamente morte”, ma le cellule del loro organismo erano ancora vive.
Molte persone che si sono riprese dopo la “morte clinica” non ricordano nulla. Alcune dicono di aver provato la sensazione di galleggiare nel vuoto. Altre raccontano di aver visto cose bellissime. Altre ancora definiscono terrificante la loro esperienza.
Esiste una spiegazione medica di queste esperienze?
Un esperto dice: “Quando la forza fisica è al livello più basso, come sotto anestesia, o come risultato di una malattia o di un trauma, il controllo automatico delle funzioni organiche diminuisce di conseguenza. Pertanto, i neurormoni e le catecolammine del sistema nervoso vengono prodotti e liberati in quantità incontrollate. Il risultato, fra gli altri sintomi, è un’allucinazione, la sensazione, interpretata razionalmente una volta ripresa conoscenza, d’esser morti e poi tornati in vita”. — Julian DeVries, redattore medico dell’Arizona Republic, 28 maggio 1977, p. C-1; anche il periodico sanitario tedesco Fortschritte der Medizin, n. 41, 1979; Psychology Today, gennaio 1981.
Noi siamo anche spirito ed è quello che conta. Certo, un giorno il Signore resusciterà anche quei corpi ora inutili, li resusciterà anche se dispersi, così come dice la bibbia. (Ezechiele 37)